Renata Casarin

Nel primo ciclo della sua attività, Billoni, pur partendo dal naturale e dalla figura umana, interpreta con un dettato segnico asciutto l’universo simbolico nel quale l’uomo è immerso .

I riferimenti al paesaggio e all’individuo non sono legati alla narrazione di eventi, quanto ad un repertorio di forme: attraverso le quali l’artista riflette sul sistema di corrispondenze tra l’essere e il cosmo, nella cui matrice si saldano i poli della vita e della morte.

Negli anni Ottanta, il difficile percorso d’orientamento nell’esistente conduce l’artista a dar forma ad un’articolata impaginazione dei dipinti, con immagini strutturate per corrispondenze tra alto e basso, tra uomo e cielo, fra terra e aria, con un riferimento simbolico d’ordine concettuale alla segreta omologia tra il microcosmo dell’opus creativo e le armonie superiori del macrocosmo.

Nel 1991 inaugura il ciclo delle Ruote cosmiche, una complessa figurazione alchemica che riassorbe nei dischi rotanti un sistema d’archetipi scaturiti dalle tensioni dell’immaginario e dell’introspezione psichica, mai da sterili repertori esoterici.

Durante gli anni Novanta viene sempre più cristallizzando la figurazione in campi geometrici ed elementi tridimensionali, nell’íntento di andare oltre la forma e di pervenire alla chiarificazione dell’universo simbolico della sua pittura.

Perciò situare le opere di Billoni dentro un discorso surreale e metafisico non esaurisce la complessità di una imaginerie simbolica e di trasfigurazione.

12 Febbraio 1990

Giuseppe Billoni "Figure di Luce"

Mostra Galleria 2E Suzzara 20 marzo 2010

Le “figure di luce” come in filigrana lasciano trasparire il percorso artistico di Giuseppe Billoni, condotto sul registro della fedeltà a se stesso, come persona e come artefice, che affida all’opera il compito ineludibile di rispecchiare la concezione dell’essere e dell’esserci.

Artista scomodo Billoni, lucidamente ancorato al doveroso imperativo di riconoscere il proprio destino di uomo creativo e pertanto chiamato a scrutare coscienza e intelletto per sondare il senso e il significato non solo del vivere ma in primo luogo dell’appartenenza al creato. Fuori da ogni ideologia religiosa, e da un richiamo ad un dio la sua arte tuttavia parla del divino, allorché come tale indichiamo la percezione di un ordine superiore, pervasivo dell’universo che ci riguarda e ci include, nonostante il tentativo dei più di sfuggire alla logica del sentire e del pensare con un unico respiro e un unico verbo.

Indagare, ascoltare, riconoscere la reciprocità fra l’alto e il basso, fra il dentro e il fuori, fino a spingersi alla soglia dell’anima sottile sono i dettati cui Billoni non abdica mai, pena la rinuncia al lavoro, pena l’abiura al proprio cammino. Le “figure di luce” sono metafore per immagini di una visione endopsichica che inanella, opera dopo opera, le segrete corrispondenze fra le creature, anche quelle che non vediamo, che sfioriamo in sogno o in stati di contemplazione e di silenzi risuonanti. Le creature alate di Billoni sono messaggere di spazi siderali che visitiamo anche nelle nostre offuscate menti, le immagini a cui l’artista dà corpo sono tessute dal vento eppure hanno radici che hanno conosciuto la terra e il fuoco del desiderio di vita. Figure fluttuanti tuttavia non sradicate, che chiedono di essere riconosciute e invocano l’altro, il visitatore di luce, di umori di una esistenza fatta di intelligenti corrispondenze.

C’è una durata spazio temporale nei dipinti di Billoni che coincide con l’attesa, c’è una dimensione sovrannaturale e psichica che collima con l’aspettativa di saper oltrepassare la soglia che ci spalanca al riconoscimento del segreto volto del sé, come se nel trovarci a faccia a faccia con l’ospite invocato potessimo svelarci a noi stessi e recuperare un’identità che ci fa simili ad ogni filamento di vita, ad ogni nocciolo del creato. Dipinto dopo dipinto il nostro sguardo, chiamato a perdersi nelle notti rischiarate da una luce innaturale, costella archetipe immagini che ci richiamano a una diversa attitudine percettiva ed estatica. Non possiamo illuderci di non comprendere che con questa serie di opere Giuseppe Billoni ci chiama all’immersione nella dimensione del simbolo e della sua forma per rappresentazioni allusive a simbiotiche corrispondenze fra micro e macrocosmo, con la consapevolezza che in quel nostro scoprirci frammento del tutto e nel saperlo riconoscere c’è anche la risposta all’essere qui ed ora di ogni uomo.

Renata Casarin

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