Frammenti di cielo: Genesi secondo l’autore

Credo che fare arte non sia mai fine a se stesso, ma sia tutt’uno con la ricerca conoscitiva che si esercita su noi stessi e il mondo; azione che si dispiega nella mia opera grafica e pittorica attraverso una netta connotazione ermetica e attraverso corrispondenze simboliche cripticamente descritte.

È un percorso in qualche modo iniziatico nella ricerca di un collegamento e fino al contatto con stati di coscienza sottili, abitati da energie pulsanti che è possibile descrivere solo intuitivamente.

Dipingere può essere un metodo per evocare e cristallizzare luci e ombre di ciò che è in atto in questa invisibile dimensione parallela filtrandola attraverso le problematiche formali ed estetiche che il fare arte impone.

Già nelle opere degli anni '70 incominciano ad emergere i primi esiti pittorici di ricerche che continuavo a condurre mettendo spesso in gioco tutto e con la drammaticità che conosce solo chi si pone a strapionbo sopra l’abisso di se stesso.

Questi tuffi nel vuoto, queste “discese agli inferi” finalmente approdano salvificamente alle geometrie e corrispondenze fra micro e macrocosmo, assumendo la figurazione dei diagrammi Universali da me chiamati più semplicemente “Ruote Cosmiche”. In questi “dischi” si manifesta sinteticamente la molteplicità indefinita delle forme e degli esseri rispetto all’unico centro emanatore e regolatore.

Negli anni 70/80 ho elaborato aggregati rocciosi la cui connotazione naturalistica è solo apparente e che sono andati sempre più strutturandosi in formazioni cristalline, come se numerose operazioni di distillazione alchemica le avessero rese sempre più permeabili alla luce e quindi trasmutabili.

Altra operazione ho posto sul versante opposto “volatile”, sottile; cioè le nuvole. Dal loro stato areiforme, gassoso, si sono tramutate in una materia densa, spessa e a volte pesante; la prima opera in cui una nuvola è tagliata a metà e posta su una mensa imbandita, è un dipinto del 1971, dal titolo “Il pranzo di ogni Re” in cui i significati legati al pasto sacro e ad altri rimandi esoterici non voglio qui affrontare.

Nuvole solide, appunto, secondo l’assioma ermetico del “rendere denso il sottile e sottile il denso”, come nel caso già accennato delle rocce.

Attraverso queste (ma non solo) intuitive coordinate sono approdato alla fine degli anni '90 alla produzione dei “Cieli Stratificati” e ai “Frammenti di Cielo”.

L’atmosfera, in quanto simbolicamente lato sottile della manifestazione, diventa anch’essa densa alla visione intuitiva; gli opposti si invertono e fondono; ciò che era celato si manifesta solidificandosi.

Così addensato, il cielo viene triripartito, stratificandosi in una trilogia metafisica i cui antichi ternari assumono un nuovo ed inedito valore descrittivo, sia simbolico che formale.

In quest’universo rivelato può allora accadere che la materia, in quanto “corpo”, misura, sia infine assorbita nel suo aspetto mercuriale di continuo inafferrabile movimento dinamico, rendendo così compiuta la trasmutazione anche macrocosmica.

È una dimensione in cui ogni moralismo e sentimentalismo è bandito; in cui i cieli si spaccano, squarciano e sfogliano come pagine in un silenzioso fragore; aprendosi come per permettere all’occhio sinceramente indagatore un atto conoscitivo più profondo e definitivo di ciò che non è razionalmente accessibile.

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© Giuseppe Billoni. Tutti i diritti riservati.